L’Ottocento e il Novecento
In seguito alla caduta della Repubblica nel 1797 iniziò per la secolare istituizione un lento – ma inesorabile – decadimento dovuto soprattutto ai restringimenti di tipo economico che subì la Basilica Marciana elevata col titolo di Cattedrale nel 1807. Autorevoli Maestri di Cappella succedettero a Ferdinando Bertoni: Bonaventura Furlanetto coltivò fino alla fine il grande spessore di stampo settecentesco (seppur tra enormi difficoltà, tra cui il dimezzamento dell’organico), mentre i successori – Perotti, Buzzolla e Coccon – traghettarono l’istituzione tra proposte di riforma dell’organico e di rinnovamento estetico, dovendo però misurarsi con la grande produzione dei secoli precedenti che ancora era viva nella memoria dei veneziani e dei componenti della Fabbriceria, l’organo istituito per la gestione del patrimonio della Basilica. Giovanni Agostino Perotti nel 1828 propose la chiusura della Scuola di canto dei pueri e l’ingresso delle voci femminili come era d’uso in area austo-germanica, idea che finì vigorosamente cassata dall’allora Patriarca Jacopo Monico. Se in alcune festività si dava spazio a grandi esecuzioni con l’accompagnamento di numerosi strumentisti e di solisti di stampo teatrale, la riscoperta della polifonia e del gregoriano – cavallo di battaglia del travolgente movimento ceciliano – si sviluppò precocemente nelle cantorie marciane; riscoperta che si fece vero e proprio rinnovamento con l’approdo alle cantorie – nel 1894 – di Lorenzo Perosi che fiancheggiato dal Patriarca Agostini rifondò la Schola Cantorum per dare rimedio al “grave decadimento a che fu ridotta la musica sacra” con l’inserimento di un ampia e seguitissima sezione di voci puerili. Conteso dalle più importanti cappelle musicali del tempo (su tutte la Papale “Sistina”) Perosi fu a Venezia pure proficuo compositore, ma non più dei successori, come Delfino Thermignon e Matteo Tosi, figli del cecilianesimo che intanto Pio X aveva imposto come unica “soluzione” il 22 novembre 1903 con il Motu Proprio Tra le solleccitudini, linea guida di tutte le realtà liturgico-musicali della prima metà del ‘900. L’oscuro periodio per la musica sacra che seguì il Conclio Vaticano II fu felicemente superato da mons. Alfredo Bravi che riuscì a far sopravvivere i pueri per tutto il suo mandato di Maestro di Cappella, conclusosi nel 1975.